Altamura “Leonessa delle Puglie”

Altamura visse la sua esperienza repubblicana dall’8 febbraio, giorno dell’innalzamento dell’albero della libertà, della creazione della Municipalità e della Guardia Civica, al 10 maggio del 1799, quando le masse del cardinale Ruffo, dopo due giorni d’assedio, entrarono nella città abbandonata da gran parte dei suoi abitanti e la sottoposero al saccheggio.[1]
Nell’ambito della vicenda Pugliese del 1799, Altamura ha costituto un caso politico e storico di cui si è discusso a lungo sia negli anni immediatamente successivi al ’99, sia in occasione del primo centenario.
La sua vicenda è stata considerata, per alcuni aspetti, particolare se rapportata al panorama politico di Terra di Bari nella quale, nel volgere di pochi giorni, molte città passarono dall’adesione alla repubblica alla restaurazione del vecchio regime attraverso, però, forme cruente che videro protagoniste le plebi cittadine, frange della nobiltà rimaste fedeli ai Borbone, il clero reazionario.[2]
La resistenza alle migliaia di calabresi al seguito del cardinale Ruffo, il rifiuto di ogni proposta di resa, l’abbandono della città quando ogni speranza di resistere risultò vana, il saccheggio subito (tre giorni in città e quindici nelle campagne) e la ricchezza del bottino razziato, fecero sì che Altamura diventasse, presso gli storici del liberalismo ottocentesco (Cuoco, Colletta e Botta) e presso Croce, il simbolo del sacrificio di una comunità in nome dei principi di libertà e uguaglianza.

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[1] Per la conoscenza degli eventi altamurani del 1799 sono ancora oggi fondamentali gli scritti di O. SERENA, Altamura nel 1799, Tip. Casa Editrice Italiana, Roma 1899 e Altamura nel 1799. Documenti e cronache inediti, Tip F.lli Portoghese, Altamura 1899 (ora riuniti in O. SERENA,G. PUPILLO a cura di, Altamura nel 1799, Cassano Murge 1993).

[2]Per la conoscenza della situazione pugliese si rimanda all’opera fondamentale di A. LUCARELLI, M. PROTO (a cura di), La Puglia nella Rivoluzione Napoletana del 1799, Manduria 1998

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